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Biographie
Nato a Tunisi da genitori livornesi nel 1894, Giovanni March si trasferisce a Livorno nel 1908, dopo l'improvvisa morte del padre. Le difficoltà economiche lo costringono a intraprendere vari mestieri, tra cui quello d'imbianchino. Intorno al 1916-17, impegnato nella decorazione di alcune ville a Castiglioncello, conosce i pittori labronici Puccini, Bartolena e Nomellini, e inizia a dipingere da autodidatta. Tra 1917 e 1919 è al fronte. Nel 1919, tornato stabilmente a Firenze, decide di dedicarsi a tempo pieno all'arte, incoraggiato in questa scelta dall’amico Ludovico Tommasi.
Nel 1921 tiene la sua prima mostra personale a Firenze, da Gonnelli, che inaugura così l'attività della sua Saletta d’Arte. Nel 1923, a Milano, espone alla galleria "La Vinciana"; nel 1927, sempre a Milano, viene presentato alla galleria "L'Esame" da Carlo Carrà, con il quale ha stretto amicizia. Tra 1924 e 1928 frequenta l’ambiente versiliese, dove in estate si incontravano i nomi più importanti dell'arte e della cultura italiana: Carrà, Soffici, Chini, Longanesi, Viani e molti altri.
Tra 1928 e 1930 March vive in Francia, prima a Nizza e poi a Parigi; è attratto dal postimpressionismo e la sua pittura inizia ad evolvere verso una tavolozza più accesa e una maggiore sintesi ed essenzialità del linguaggio. Nel 1930, al rientro in Italia, si stabilisce per qualche tempo a Roma. Nel 1931 March tiene una vasta mostra personale alla Galleria d’Arte Moderna di Firenze.
Nel 1932 torna a Livorno e nel '38 si trasferisce a Firenze, dove rimarrà per circa 20 anni. Gli anni Trenta e Quaranta sono forse quelli in cui si manifestano più nitidamente le sue qualità di pittore. Al 1951 risale il suo secondo viaggio a Parigi. Al rientro in Italia, la sua attività espositiva s'intensifica ulteriormente: nel 1953 presenta le sue opere a Napoli, nel 1956 a Firenze, Livorno e Pisa. Nell'ultima fase della sua produzione si dedica intensamente alla natura morta. Dal 1958 divide la sua residenza tra Firenze e Livorno.
Muore a Livorno il 30 ottobre 1974.
Testi: Gioela Massagli