Biographie
RODOLFO MARMA, FIRENZE NEL CUORE
di GABRIELLA GENTILINI
Una città da vivere, da godere, da sognare. E’ la Firenze di Rodolfo Marma, immersa nella quotidianità del suo essere semplice e maestosa, stretta nei chiassi angusti o aperta alla solarità delle piazze, all’imponenza dei monumenti.
Rodolfo Marma la sua città non l’ha soltanto osservata e ritratta. L’ha sentita dentro di sé, l’ha amata, interpretata, cantata come un poeta. E come i poeti è riuscito a sublimare la realtà, a renderla eterna. Ha saputo descriverne le emozioni più sottili, cogliere la gioia e il valore delle piccole cose, la voglia di esserci a testimoniarle.
Una Firenze dal sapore pratoliniano, che oggi sembra lontanissima, quasi impossibile da immaginare, ma di cui subiamo il fascino della memoria. Una Firenze pulita, silenziosa, vivibile, al massimo “sporcata” da qualche ingenua scritta sui muri, più immaginata che reale, eppure vera, persino poetica. La Firenze popolare, dei barroccini e dei mercatini, della gente umile, un po’ becera ma schietta e onesta, che dice sempre quello che pensa, a costo di farsi dei nemici. Toscanamente critica, ironica, arguta, proprio come lui, che sapeva immedesimarsi nello spirito della sua città e dei suoi concittadini, raccogliendone gli umori più segreti, palpitanti, sinceri. La Firenze del dopoguerra, che riemerge prepotentemente dando fondo alle sue energie migliori, con l’arte che torna ad essere libera espressione di civiltà. Forse riaffiora il ricordo della terribile esperienza della guerra, quando lui, giovane oppositore del regime, venne preso durante una retata in Piazza Ferrucci e poi fu aiutato a fuggire da un militare tedesco anch’egli pittore. L’arte dunque che non ha confini, che unisce gli intelletti e i cuori, che racconta grandi e piccoli eventi, fatti d’amore e di dolore, di disperazione e di forza, come quando con l’efficace immediatezza dell’acquerello, l’artista partecipa al dramma dell’alluvione. E accanto alla Firenze ferita, c’è sempre la Firenze familiare, sorpresa in attimi d’intimità, mai affollata, spesso semideserta, sempre respirabile. La Firenze ancora assonnata, di cui amava assistere al risveglio lento, sotto la luce magica di albe radiose, la Firenze assorta nei pensieri di un fiaccheraio che da la biada al suo cavallo e si appresta a fare il primo giro della giornata con la sua carrozzella. La Firenze della nostalgia, il cui ricordo e il desiderio di rivederla riempiono le sue giornate newyorkesi. La Firenze degli anziani seduti sulle panchine dei giardini pubblici o in riva all’Arno, dei bambini che giocano, delle piccole collegiali amorevolmente accompagnate dalle immancabili “monachine” con la “cornetta” (il grande cappello bianco), tema ricorrente e tanto caro all’artista, forse per quella purezza interiore, per la luce abbagliante riflessa da quel copricapo immacolato che un giorno, per caso, l’aveva folgorato.
Era un’abitudine per Rodolfo Marma inforcare la bicicletta di primo mattino e andare a spiare la sua città, andare a scegliere un angolo sempre diverso, antico ma che aveva qualcosa di nuovo da scoprire e che in quel momento racchiudeva per lui il mondo intero. Era lì che voleva essere. Quelle pietre appartenevano al suo sentire, sapeva osservarle, analizzarle, ascoltarle, farle proprie, riservando grande attenzione ad ogni minimo particolare, al mutare del colore in relazione alla luce, all’incidenza delle ombre, al vibrare dell’aria. Nelle sue tele è riuscito ad annotare tutto quello che non saremmo mai riusciti a vedere, a fissarlo con la sua impronta inconfondibile. Questo è stato il suo intento, il suo impegno, a cui ha sempre tenuto fede: far vedere quello che non si vede, quello che all’occhio sfugge. E’ così che giunge all’essenza delle cose.
L’arte di Rodolfo Marma ci ha svelato lessere più profondo della realtà. Scendere all’interno delle cose per capire il significato del loro esistere. Il ciottolo di un selciato, una finestra, un tetto, la facciata di un palazzo, lo scorcio ardito di un monumento preso da una certa angolazione. I quadri di piccolo formato e i verticali (quelli stretti e lunghi, per intenderci), sono un concentrato di abilità tecnica per la resa sintetica ed analitica al tempo stesso, per la perfezione prospettica di arcate inondate di sole, di volte a botte colpite da una luce che esalta i colori, dove lo sguardo sfila rapidamente senza perdersi un dettaglio, godendosi il bello più bello del vero. Questo è il prodigio di Rodolfo Marma. Creare e ricreare atmosfere perdute e farle rivivere con quel sentimento di sereno stupore che si rinnova continuamente. Così, grazie anche alla sua conoscenza della cultura e delle tradizioni cittadine, ci ha tramandato una pagina preziosa di storia e di cronaca quotidiana, con la fedeltà, la passione e la coerenza che hanno contraddistinto il suo percorso umano ed artistico.
Inizialmente legato all’insegnamento di Capocchini, negli anni ‘40 Marma mostra una vicinanza alla matrice postimpressionista filtrata dalla tradizione toscana nelle vedute fiorentine dai colori tenui, fusi, sfumati. Negli intensi ritratti ed autoritratti, prevalgono invece la fermezza del segno, il rigore cromatico, l’indagine psicologica. Negli anni ‘50 la traccia dell’influsso di Rosai è talora molto evidente, mentre le ricerche artistiche degli anni ‘60 lo influenzano marginalmente lasciando nella sua produzione splendide prove che versano all’informale.
Dalla fine degli anni ‘60 e negli anni ‘70 assistiamo ad un pieno ritorno al figurativo con insistente predilezione per le “monachine”, dispensatrici di grazia e di candore e per gli angoli, tutti da esplorare, della sua amatissima città. La Firenze nel cuore che compare per iniziali sul retro dei quadri fino al 1984 (Mio Eterno Amore). Per concludere, negli anni ‘90, con una sorta di riflessione attorno a toni sfumati e soffusi, ad un ritorno alla pennellata soffice e istintiva che pare sciogliere i contorni della realtà e coprirli con il velo della memoria. Variazioni riconoscibili ma pressoché impercettibili all’interno di una cifra stilistica unitaria ed assolutamente unica.
Accanto alla pittura e all’acquerello con cui ha ritratto anche i luoghi dei suoi soggiorni in Italia e all’estero, Rodolfo Marma ci rivela le sue grandi doti di disegnatore, la sua attività di illustratore di libri e di scenografo (importanti le scenografie per le commedie di Dori Cei), oltre alle litografie (bellissima la cartella dedicata a Firenze dai tetti nel 1972) e ad alcuni dipinti murali, tra cui due tabernacoli a Quarrata (Pt) e un’opera recentemente resa di nuovo visibile sulla facciata della scuola dei Padri Scolopi in Via Bolognese a Firenze. E la bellezza del paesaggio toscano fa da cornice alla grandezza di Firenze in tante opere nelle quali la natura è esaltazione della vita.
Mai statico né eclettico, Rodolfo Marma ha trovato facilmente la misura nell’arte e nella vita. Il suo essere sempre sé stesso è stato il segreto dell’apprezzamento da parte di tanti amici e colleghi che ha sempre affascinato con la sua pittura e piacevolmente intrattenuto in qualsiasi occasione, specialmente in spensierati incontri conviviali, con la simpatia, la disponibilità, il garbo e la battuta sempre pronta, talvolta pungente e maliziosa. Da Vasco Pratolini a Tino Buazzelli, da Giorgio La Pira a Piero Bargellini, da Luciano Bausi a Giovanni Spadolini. E poi Primo Conti, Enzo Faraoni, Renzo Grazzini, Silvio Loffredo, Guido Borgianni, Dario Ferrini, Piero Pierini, Galeazzo Auzzi, Umberto Bianchini, Graziano Marsili... fino agli artisti del Gruppo Donatello, di cui faceva parte. L’elenco sarebbe interminabile.
Rodolfo Marma amava essere presente nella sua città, insieme alla sua gente. E non va dimenticata l’importanza dello scambio culturale tra il Maestro e l’Amministrazione Comunale di Firenze, siglata con la donazione di diverse opere alla città, oltre al suo impegno civile a cui si deve tra l’altro, il ritrovamento nel 1963, di un prezioso dipinto di Silvestro Lega che giaceva nel sottosuolo del suo studio di Piazza Savonarola.
Il pensiero per Firenze l’ha accompagnato fino all’ultimo istante della sua vita. A noi ha lasciato una testimonianza unica e lui ha portato per sempre Firenze nel cuore. GABRIELLA GENTILINI
Firenze, agosto 2003
Dedico questo scritto alla memoria di mio padre
28/10/2002
RODOLFO MARMA, POESIA DI LUOGHI AMATI
di Gabriella Gentilini
Il suo “eterno amore” per Firenze Rodolfo Marma lo ha dimostrato continuamente, nell’arco di tutto il suo percorso creativo. Nella sua formazione emerge la lezione tecnica ed umana di due grandi maestri, Ugo Capocchini, con il quale si diplomò all’Accademia di Belle Arti nel 1948 ed Emanuele Cavalli, del quale frequentò lo studio.
Pittore per vocazione e per professione, Marma avvertì fin dagli esordi il profondo legame con la sua città, Firenze, dove era nato nel 1923. L’ha amata e ritratta in ogni suo angolo, prediligendo scorci del centro storico, strade e vicoli stretti tra gli antichi palazzi, quasi ad esaltare le bellezze più segrete e insospettate, ma anche il suo tessuto popolare, denso di umori e di vita dei mercatini in piazza S. Spirito o sotto la Loggia del Pesce. La bancarella dell’ortolano con le comari attorno, quella del rigattiere con ogni genere di mercanzia, il barroccino del fioraio, la bottega del vinaio o l’edicola del giornalaio, il fiaccheraio con la sua carrozzella. Un mondo semplice e schietto, candidamente vissuto dalle piccole collegiali, amorevolmente accompagnate dalle immancabili “monachine” con il grande cappello bianco, divenute una sorta di marchio di fabbrica dell’artista, da quando restò abbagliato dal biancore immacolato di quel particolare copricapo.
Un “canto d’amore per Firenze costantemente sostenuto sulla nota della devozione” chiosava l’amico Vasco Pratolini che nelle opere di Marma ritrovava l’atmosfera e i personaggi dei suoi romanzi. Segno netto e deciso, approfondito dall’indagine interiore nella ritrattistica, denso di capacità descrittiva e narrativa nell’illustrazione di libri di autori fiorentini, sicuro e immediato nella tecnica dell’acquerello, frequentata volentieri con risultati di autentico, sorgivo virtuosismo.
Firenze nel cuore, quello disegnato sul retro delle tele e quello che riverbera il calore della luce dorata nelle piazze assolate, che risplende sul cupolone o che si riflette nelle acque cristalline dell’Arno, per poi sconfinare nella vicina campagna o nel mare di Viareggio.
Il silente respiro dell’alba, tanto prediletto da andarlo ad immortalare in sella alla sua inseparabile bicicletta, torna misto alla nostalgia durante il soggiorno di lavoro a New York, ma la cui essenza si percepisce anche nei dipinti realizzati a Parigi o in Germania, dove ha esposto più volte.
Pur restando legato alle proprie radici, ha saputo spaziare su ampi orizzonti mantenendo la propria cifra espressiva anche quando, negli anni ’60, ha avvertito l’influsso dell’informale o ha sperimentato in maniera inedita il collage, strappando strati di vecchi manifesti dai muri del centro fiorentino.
Poeta, cantore, interprete impareggiabile dei luoghi a lui cari, Rodolfo Marma con il suo carattere sincero e cordiale è stato animatore e partecipe dell’ambiente culturale fiorentino, facendo anche parte del Gruppo Donatello e si è distinto tra gli artisti della sua generazione per la coerenza e l’attaccamento al proprio mestiere, per la serietà e la generosità con cui ha portato avanti un discorso che in qualche momento poteva essere considerato superato. Lui ci ha creduto fermamente, ha amato sopra ogni cosa Firenze e il suo patrimonio d’arte, dimostrando in più occasioni il suo impegno civile e permettendo il ritrovamento di un prezioso dipinto di Silvestro Lega che giaceva nel sottosuolo del suo studio in piazza Savonarola.
Dopo aver dato tanto alla sua città, si è spento nel giorno di S. Giovanni, Patrono di Firenze, il 24 giugno 1998.
Gabriella Gentilini
Firenze, marzo 2011
Presentazione in catalogo della mostra presso Columbus Centre, Toronto,Canada, giugno 2011.
Rodolfo Marma è nato a Firenze, nel 1923, dove frequenta l'Accademia di Belle Arti studiando con Ugo Capocchini e diplomandosi nel 1948. Negli anni cinquanta (precisamente dal 1956 al 1958) vive per due anni a New York dove ritorna anche successivamente.
Si dedica sia alla pittura ad olio che alle varie tecniche grafiche: disegno, acquerello, pastello, ecc., dove pure si esprime a notevoli livelli.
Partecipa a numerose Mostre in Italia e all'estero: specie negli Stati Uniti, in Francia e in Germania.
Biografia completa ed aggiornata nei cataloghi "Firenze nel cuore" a cura di Gabriella Gentilini, Firenzeart, 2003.
Suoi lavori si trovano in collezioni private d'Europa e degli Stati Uniti (citiamo ad es. la Casa Bianca a Washington e il Museo di S.Antonio nel Texas).
In Italia ricordiamo quelli presenti a Firenze alla galleria d'Arte Moderna e al Museo delle Oblate.
Hanno scritto di lui numerosi giornalisti, letterati, e critici tra i quali menzoniamo: U. Baldini, G. Colacicchi, R. Franchi, O. Gallo, R. Di Martino, C. Marsan, L. Jackson, T. Paloscia, A. Parronchi, E. Poesio, V. Pratolini, P. Romani, R. Thompson, N. Vitali.
Ha tenuto importanti esposizioni personali in Italia e all'estero (la prima nel 1944 a Firenze) ed ha partecipato a concorsi di pittura, premi e mostre collettive.
Si è spento a Firenze il 24 giugno 1998.
Expositions
Sono elencate alcune tra le principali esposizioni tenute da Rodolfo Marma.
1944 1° Esposizione personale, Galleria S. Trinita, Firenze
1945 2° Esposizione personale, Galleria Il Cenacolo, Firenze
1947 3° Esposizione personale, Galleria Michelangelo, Firenze
1948 Mostra Personale, Galleria Il Cenacolo, Firenze
1955 Mostra Personale, Galleria S. Trinita, Firenze
1956 Arrivederci a Firenze, Casa di Dante, Circolo degli Artisti, Firenze
1957 Art Exhibit, Rabin & Krueger Gallery, Newark N.J. (U.S.A.)
1961/62 Quartieri di Vasco Pratolini, Galleria Tornabuoni, Firenze
1962 Mostra Personale, Galleria G. Vasari, Arezzo
1964 Mostra Personale, New Jersey, U.S.A.
1965 Mostra Personale, Ohio, U.S.A.
1965 Mostra Personale, Rabin & Krueger Gallery, Newark N.J. (U.S.A.)
1967 Mostra Personale, Galleria Palazzo Vecchio, Firenze
1969 Mostra Personale, COFAT, Firenze
1971 Disegni e acquerelli, Galleria Tornabuoni, Firenze
1972 Firenze dai tetti, COFAT, Firenze
1972 Mostra Personale, Pittsburg, U.S.A.
1973 Omaggio a Prato, Circolo I Bizzocchi, Prato
1974 Mostra Personale presentata dal Prof. Umberto Baldini, COFAT, Firenze
1978 Mostra Personale presentata da Vasco Pratolini (con la collaborazione dell'Istituto Italiano di Cultura), Galleria La Serrure, Parigi
1980 Mostra Personale con presentazione di Tino Buazzelli, Galleria Pananti, Firenze 1981 Appunti di viaggio a New York, in California e nel Messico, Galleria Tornabuoni, Firenze
1984 Mostra Personale, Borgo S. Lorenzo, Firenze
1985 Mostra Personale, Deutsche Bank, Memmingen, Germania Federale
1987 Mostra alla Casa di Dante, Firenze
1988 Mostra Personale Galleria "Il Magnifico", Firenze
1992 Mostra Personale Ne Holgasse, Memmingen
1993 Mostra Personale Negozio "Richard-Ginori", Firenze
1994 Mostra con l'Associazione Culturale Italo-Tedesco a Memmingen, Germania
1994 Mostra Personale "Hotel Anglo-American", Firenze
1995 Mostra di Acquerelli da Richard-Ginori, Firenze
2003 antologica "Firenze nel cuore" a cura di GABRIELLA GENTILINI, presso Firenzeart Gallery, Firenze e Montespertoli, con il patrocinio del Comune di Firenze e del Comune di Montespertoli. Cataloghi disponibili presso Firenzeart Gallery
RASSEGNE COLLETTIVE E PREMI DI PITTURA
1951 4° Mostra d'Arte Premio città di Pontedera, Pontedera. A Rodolfo Marma viene assegnato il 2° premio con l'Autroritratto
1955 Mostra Nazionale di Pittura, Premio Amedeo Modigliani, Livorno
1959 Mostra d'Arte di Piazza Donatello, Firenze. R. Marma riceve il premio acquisto dell'Ente Provinciale del Turismo di Firenze (il dipinto sarà poi destinato dal Comune al Museo delle Oblate)
1960 Mostra d'Arte ispirta dallo Sport, Palazzo Strozzi, Firenze
1971 Premio Vallombrosa, R. Marma viene proclamato vincitore
1981 Mostra collettiva, Rabin & Krueger Gallery, N.J. (U.S.A.)
1995 Rassegna d'Arte Contemporanea, Basilica di S.Lorenzo, Firenze
1997 Pittori Toscani del '900 - Galleria Spagna (Firenze)
- Nel 1985 Rodolfo Marma realizza il Manifesto del Palio Remiero dell'Arno a Firenze.
- Nella sua importante attività di illustratore ricordiamo i seguenti volumi:
1963 Il giardino del cavaliere di Mario Mattolini, Ed. Mori, Firenze
1975 Quando Firenze era capitale di Marcello Vannucci, Ed. Bonechi, Firenze
Compte rendu
RECENSIONI CRITICHE E PRESENTAZIONI
"Ora pensando alla Sua Firenze, caro Marma, quotidianamente rivisitata con occhio così alieno dalla drammaticità del tempo e delle forme, e tuttavia nè "ingenuo" né corrosivo, mi tornano alla memoria certe frasi lette sui muri del nostro Quartiere di Santa Croce, mezzo secolo fa, o appena ier mattina? Questa per esempio: "Firenze è l'assordante silenzio di Via delle Casine, passa un ragazzo col suo carretto e la devasta". Mi creda, con ogni augurio, suo. "
VASCO PRATOLINI
presentazione alla Gallerie Le Serrure, Parigi, maggio 1978
"Marma canta la sua città con la purezza del suo animo, con l'entusiasmo di un giovane, e nel silenzio dell'alba egli carpisce i segreti di questa città inafferrabile e suggestiva come una donna bellissima, come un antico enigma. I valori così maltrattati e sprecati nel nostro tempo, sono da quest'uomo rivendicati con tutta l'umiltà della sua voce e con il suo modo di vivere di Pittore che segue con coerenza le suggestioni del suo cuore."
TINO BUAZZELLI
dalla presentazione alla Galleria Pananti di Firenze, marzo 1980
LETTERE
Fiesole, 16 novembre 1987,
"Caro Marma, le sue parole affettuose mi hanno riportato nel clima di una stagione lontana, felice e irripetibile, quando le mura degli "Studi Carmelo" odoravano ancora di calce fresca e un certo bambino che vive ancora dentro di me si recava fra qualche mura a dipingere .... i primi quadri del suo museo! Lei è ancora giovane, ma devo dirle che il suo volto pieno di amorosa attenzione mi torna davanti agli occhi quando "frugo" tra le immagini più segrete del mio passato, e mi è di grande conforto. Più cresce il frastuono intorno al lavoro di un artista, più squallida si fa la sua solitudine, più acuta la pena di non aver raggiunto i risultati che aveva osato sperare. Non mi stupiscce, mi creda, che Lei abbia saputo vivermi accanto - artista e amico - con tanta fedele discrezione, e che tanta della mia storia si sia svolta nel conforto della sua testimonianza. Trovo nella Sua lettera personaggi, luoghi, episodi che ho molto amato: un mondo favoloso del quale Lei pure ha fatto in tempo a cogliere gli ultimi bagliori. Ho tardato a scriverle perchè sono perseguitato da una forte influenza che mi rende fiacco e privo di forze - m la Sua lettera vive con me. Nei ricordi alla Sua compagna, anche mia moglie la ricorda. Quando c'incontreremo? Con Maddalena, che le ricambia molti augurali saluti, parliamo di Voi con ammirazione. Buon lavoro, caro Marma. E ancora "grazie" per le dolci memorie che ha saputo risvegliare nel mio vecchio cuore."
L'abbraccia fraternamente il suo
PRIMO CONTI
Firenze, 27 maggio 1988
Gentile. Sig.a
Ida Rosa Hemmerich
Via de Bardi n. 39 Firenze
“Seppure l'ultimo giorno sono andato a visitare la bellissima Mostra di Marma. Lei ha perfettamente ragione e bisognerà trovare il modo di dare un riconoscimento a questo nostro veramente grande pittore.”
Sen. LUCIANO BAUSI